Consiglio Direttivo
Nazionale Aiga 23 - 24 maggio 2008 - Parma
23 maggio ore 15,30
Convegno "Il lavoro che non c'è - Dinamiche e prospettive del mercato
professionale" presso il Salone delle Feste di Palazzo Sanvitale

23 maggio ore 21,30
Cena sociale e festa al Dadaumpa

24 maggio ore 10,00
Riunione Consiglio direttivo nazionale presso il palazzo della Provincia

24 maggio ore 14,00
Lunch presso la Trattoria Corrieri
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Il lavoro che non c'è
Dinamiche e
prospettive del mercato professionale
di Rolando Dalla Riva (Giunta Aiga)
In una realtà professionale come quella italiana può essere ripensato il
“mestiere” dell’avvocato?
Possono aprirsi condizioni di sviluppo per la professione legale nelle
attuali condizioni di
sovraffollamento degli albi professionali? Sono queste alcune domande
cui si cercherà di dare
risposta nella tavola rotonda organizzata dall’AIGA a Parma il prossimo
23 maggio dal titolo “Il
lavoro che non c’è. Dinamiche e prospettive del mercato professionale”.
La scelta del titolo
apparentemente negativo, nonostante il temperamento della seconda parte,
può destare
preoccupazione ma costituisce un “rischio” calcolato per affrontare, in
maniera affatto
convenzionale, le vicende del lavoro professionale nel nostro Paese.
Perché si parla della necessità
di trovare nuovi sbocchi per la professione legale? La risposta è
obbligata: all’aumento
esponenziale degli iscritti agli albi degli avvocati (prossimi oramai
alle 200 mila unità) non
corrisponde analogo aumento del “mercato” della professione legale, così
che, le concrete
possibilità di lavoro per il singolo professionista si sono via via
ridotte. I dati reddituali, il cui esame
costituirà una “finestra” del convegno, sono eloquenti e danno la misura
della stagnazione e,
peggio, contrazione, dei fatturati medi a partire dalla metà degli anni
’90. Occorre allora interrogarsi
su quali saranno le prospettive della libera professione forense nei
prossimi anni e se l’attuale
momento può trasformarsi in una opportunità per ripensare un “nuovo”
lavoro legale. Chi si è
occupato dell’avvocatura sottolinea da tempo quegli aspetti della
professione noti ai più, quali il
costante aumento degli iscritti negli albi professionali, la qualità
delle prestazioni, ed il progressivo
“impoverimento” del ceto professionale; queste analisi sono di sovente
accompagnate da
conclusioni improntate ad uno sconsolato “pessimismo” sul futuro delle
professioni intellettuali.
L’analisi che si vorrebbe tentare nella giornata di studio, anche se
parte da questi dati, è diretta nella
direzione opposta: quella della scoperta delle opportunità che un
mercato in continuo mutamento
offre ai professionisti legali. Cercheremo quindi di ipotizzare quali
potrebbero essere le occasioni
per uno sviluppo dell’avvocatura in un momento in cui si combinano due
fattori apparentemente
negativi: alto numero dei professionisti e mercato saturo. La
progressiva globalizzazione avrà
sempre maggior bisogno di certezza “giuridica” dei rapporti. Nascono
così nuovi bisogni nel
panorama della difesa dei diritti accanto a quelli tipici della tutela
giurisdizionale e della consulenza
legale. Gli avvocati sono consapevolmente legati alla propria tradizione
che li vede attori necessari
del foro e intendono conservare gelosamente le tradizioni che affondano
nei principi del diritto
romano. Tuttavia in un mondo in continuo e rapido cambiamento potrebbero
sorgere nuove
modalità e nuove opportunità per i professionisti del diritto, nuove
occasioni ove l’indipendenza e la
professionalità possono essere ancora utili alla società. È pur vero che
l’avvocatura nel suo complesso è sempre rimasta inevitabilmente legata
ad una tradizione secolare, ed ha registrato una
certa ritrosia nel volersi occupare di problematiche legate più alla
tutela preventiva dei diritti che
alla tradizionale fase patologica. E’ una professione che più di ogni
altra è stata restia a sganciarsi
da un modo di operare che, se per molto tempo costituiva il naturale
dispiegarsi dell’attività, ora
rischia di essere percepito come “datato” e soprattutto inidoneo a
sfruttare quelle opportunità che i
dinamici mutamenti della società e i progressi tecnologici offrono. In
molte occasioni gli avvocati
hanno preferito lasciare ad altri professionisti (più dinamici e
tecnologicamente più dotati) il
compito di andare a coprire ambiti diversi che al contrario
necessiterebbero di una reale copertura
giuridica. Occorre quindi iniziare una “operazione culturale” che porti
gli avvocati – specie i più
giovani – a cambiare mentalità e a divenire protagonisti della vita
sociale ed economica del paese
così come accade in gran parte del mondo occidentale. Operazione che ben
si accompagna a quella
già intrapresa dall’Aiga per trasformare l’Avvocato da tutore di diritti
esistenti a “promotore di
nuovi diritti” che scaturiscono dalla continua trasformazione della
società in cui viviamo e che
potrebbe partire proprio dalla giornata di studio di Parma. Se si
aumenta l’ambito dei diritti
meritevoli di tutela, conseguentemente aumenta la necessità di tutela
medesima e la capacità di
saper intercettare questi nuovi bisogni sarà la scommessa che
l’avvocatura potrà vincere per
mantenere quel ruolo fondamentale che le spetta. |